
La birra fra autoproduzione e riscatto sociale: esempi felici in Italia
L’Italia sta vivendo un periodo storico molto felice per quanto riguarda la birra, in particolare per l’autoproduzione. Sono sempre più, infatti, i progetti e gli spazi che permettono alle persone di comporre la propria personale ricetta di birra e di vedersela cotta in appositi spazi dotati di strumentazioni adeguate e di temperature controllate. Non solo, perché i progetti prevedono anche parti teoriche che permettono di contare sull’esperienza di mastri birrai, pronti a sperimentare ricette che potrebbero diventare molto interessanti per la produzione su larga scala.
Scopriamo quindi alcuni esempi di autoproduzione e di locali e birrerie che permettono di attuarla in Italia, con uno sguardo anche alla produzione artigianale di birra intesa come riscatto sociale.
L’autoproduzione passa attraverso la birra in Molise, dove ha sede il Birrificio Sociale La Fucina. I soci acquistarono qualche anno fa un impianto per la produzione di 30 litri di birra, diventando negli anni dei conto terzisti. Oggi è possibile passare per i locali della cooperativa e brassare la propria ricetta accompagnati da un mastro birraio. Si tratta di un’esperienza speciale, perché in una giornata è possibile pianificare i dettagli della ricetta, quindi brassare, imparare l’arte, per concludere il tutto con un buon pasto all’insegna della cucina molisana.
E se la produzione di birra sa legarsi alla cooperazione, lo stesso accade anche con i locali. Un bell’esempio arriva dall’Hopside di Roma che ha vinto un bando per le start up innovative della regione Lazio. Si tratta di una normale birreria con impianto a dodici vie con sole birre artigianali e una cucina molto ricercata ma nel piano inferiore si trova uno spazio produttivo con due impianti da 30 e 60 litri, dove ci sono tutte le attrezzature adeguate e si può lavorare in un ambiente a temperatura controllata. A chi interessa il locale è a disposizione per provare la propria ricetta dietro pagamento di una quota e quindi portarsi via la birra finita, con la supervisione dei mastri birrai.
E ancora, la possibilità di vedere prodotta la propria ricetta di birra è diventata una realtà con Ritual Lab, un spazio didattico dedicato alla produzione della birra. I corsi sono numerosi, ma si può eseguire una cotta di ben 100 litri sotto la supervisione dei mastri birrai, soprattutto Emilio Maddalozzo che vanta 30 anni di esperienza tra Pedavena e l’Accademia Doemens di Monaco di Baviera.
Può la birra diventare simbolo di riscatto sociale?
La riposta è sì e succede proprio in Italia, dove negli ultimi tempi sono nati sia birrifici artigianali che tante iniziative legate al mondo della birra legate alla legalità e alla volontà di creare dei posti di lavoro per persone svantaggiate.
Un bell’esempio da scoprire nasce con l’iniziativa Na been, una birra chiara che racconta la storia di venti ragazzi minorenni che hanno commesso sbagli nella vita ma sono oggi pronti a ripartire nella legalità. Na Beer è prodotta dalla cooperativa Eughenìa all’interno del centro diurno sperimentale Chiccolino di Bitonto. Il progetto ha fin da subito appassionato i protagonisti e ha raccolto l’attenzione del Rotary Club Bitonto Terre dell’Olio che si è impegnato a affrontare le spese relative all’attrezzatura per produrre la birra. Il progetto si è legato quindi al riscatto sociale e anche alla volontà di attivare un circuito di prevenzione contro i crimini minorili. Il risultato si può oggi gustare nella bottiglia di birra Na Beer in versione ‘la biond’, in attesa che venga prodotta anche ‘la briun’ e ‘la ross’.